Centro di Riferimento per la Regione Marche nonché “Hypertension Excellence Centre” della European Society of Hypertension e Centro LIPIGEN della SISA per lo studio delle dislipidemie. Il responsabile del centro è il Prof. Riccardo Sarzani.
Con rischio cardiovascolare si indica la probabilità che una persona abbia un evento cardio-cerebro-nefro-vascolare, ovvero un infarto del miocardio, un ictus o un danno renale, nel corso degli anni per presenza di comuni condizioni predisponenti, spesso sottovalutate. Una pressione arteriosa elevata fino all’ipertensione arteriosa, un colesterolo elevato e le dislipidemie, il diabete, il fumo e l’età avanzata sono tra i principali fattori che correlano con il rischio cardiovascolare. Spesso tali condizioni non si associano a sintomi e agiscono per anni come “killer silenziosi”. Al fine di limitare la probabilità di avere un serio problema di salute, acuto o cronico, è fondamentale effettuare una corretta prevenzione, trattando o eliminando ciascun fattore di rischio modificabile. La riduzione dei valori pressori e della colesterolemia, l’abolizione del fumo e il calo ponderale con controllo della glicemia hanno sostanziale significato nell’ambito della prevenzione.
Comprendere come alimentarsi fin da giovani ma anche da anziani è il primo passo per normalizzare i valori di pressione arteriosa e abbassare la concentrazione dei grassi nel sangue ed evitare grossi problemi di salute. Il problema principale è che quando l’ingestione di cibo e bevande apporta calorie in eccesso rispetto ai consumi con l’attività fisica si accumula energia sotto forma di grasso e si va in sovrappeso e poi si diventa obesi. Quando l’ipertensione arteriosa necessita di trattamento farmacologico un’adeguata dieta abbinata ad attività fisica moderata è in grado di ridurre il numero e/o il dosaggio dei farmaci assunti.
Si ricorda che una corretta dieta inizia dalla spesa che facciamo al supermercato: i nostri consigli alimentari: collegamento a pdf con questa tabella
DA PREFERIRE | DA CONSUMARE CON MODERAZIONE | DA EVITARE O CONSUMARE SOLO RARAMENTE | |
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CEREALI | Farine integrali | Pane bianco, riso, pasta, biscotti, corn-flakes | Pasticcini, cornetti, torte, muffin |
VEGETALI | Verdura cruda o cotta | Patate | Verdure cucinate con burro o salse grasse |
LEGUMI | Lenticchie, fagioli, fave, piselli, ceci, soia | ||
FRUTTA | Frutta fresca o cotta | Frutta secca, confetture, marmellate, frutta sciroppata, sorbetti, ghiaccioli | Succhi di frutta zuccherati |
DOLCIUMI E DOLCIFICANTI | Dolcificanti ipocalorici | Zucchero, miele, cioccolato fondente | Torte, bevande zuccherate, caramelle, biscotti grassi, creme da spalmare |
CARNE E PESCE | Pesce, anche in scatola senz’olio, pollo senza pelle | Tagli magri di manzo, vitello, agnello, maiale, frutti di mare | Salsicce, salumi di ogni tipo, pancetta, costine di maiale, wurstel, carni processate |
LATTICINI | Latte e yoghurt parzialmente scremato | Latte intero, formaggi freschi morbidi, uova | Creme, formaggi grassi stagionati e salati |
CONDIMENTI | Aceto, condimenti non grassi | Olio di oliva, olio di semi, ketchup | Burro, lardo, olio di pancetta, olio di palma, olio di cocco |
NOCI E SEMI | Tutte, non salate | Cocco | |
MODALITA’ DI COTTURA | A vapore, bollito, alla griglia, al microonde | Soffritto, arrosto | Fritto |
Per la popolazione generale è consigliato non assumere più di 5 grammi di sale (totale, tra quello presenti nei cibi come i salumi e quello aggiunto) al giorno. Se si è affetti da ipertensione arteriosa sarebbe meglio non superare i 3 gr di sodio al giorno. In particolare, in caso di ipertensione arteriosa evitare cibi lavorati come insaccati, hamburger, spuntini salati, carni e verdure conservate in scatola, dadi da cucina, salse (inclusa quella di soja) e cibi confezionati perché contengono molto sale. Non aggiungere sale al cibo a tavola.
Sono raccomandate fino a cinque porzioni al giorno di frutta e verdura. Contengono infatti potassio che è molto importante per chi soffre di ipertensione arteriosa. Le fibre non devono mancare nella dieta. Una dieta ricca di fibre, come quelle dei cereali integrali o di frutta e verdure è benefica per l’apparato cardiovascolare, aumenta il senso di sazietà, favorisce la riduzione del peso corporeo e riduce l’assorbimento di grassi e zuccheri.
Oltre ad una corretta alimentazione, l’esercizio fisico costituisce la base per un corretto approccio finalizzato a ridurre il rischio cardiovascolare globale.
Come attività fisica è fortemente consigliata una camminata a passo veloce per almeno 30 minuti al giorno tutti i giorni, o in alternativa la corsa, il nuoto e il ciclismo. Recentemente si sono rivalutati anche gli sforzi fisici isometrici in quanti anche pochi minuti alla settimana di attività fisica intensa giova al metabolismo e alla salute cardiovascolare sebbene sia opportuno prima ridurre i valori pressori specie se da 160 mmHg di sistolica in su. È comunque opportuno che il programma di allenamento sia valutato da un medico dopo un’attenta anamnesi e visita. Si ricorda che è importante sfruttare ogni occasione di movimento per prevenire l’accumulo di adipe. Ad esempio, preferire sempre le scale all’ascensore o alle scale mobili, e spostarsi a piedi quando non è indispensabile prendere l’auto.
L’eccesso di adipe corporeo rappresenta una comune causa di ipertensione arteriosa. Vi è frequentemente un eccessivo introito di sale e anche la tendenza alla ritenzione idro-salina che va trattata principalmente con dieta iposodica e ipocalorica, farmaci diuretici (assieme ad antagonisti del sistema renina-angiotensina-aldosterone) e calo di peso. Negli ultimi anni è stato attribuito all’adipe viscerale, ovvero il grasso “interno” misurato approssimativamente con la circonferenza alla vita, il maggior ruolo nel disregolazione del metabolismo corporeo. Per cui risulta fondamentale considerare oltre all’indice di massa corporea, noto parametro di sovrappeso corporeo/obesità (quando superiore a 25kg/m2 e 30 kg/m2 rispettivamente, inteso come rapporto tra peso espresso in kg e il quadrato dell’altezza espressa in m), anche la circonferenza vita, non per altro inclusa tra i principali parametri per la diagnosi di sindrome metabolica. Ad oggi disponiamo di nuove ed efficaci terapie (analoghi del GLP-1) che assieme alla variazione dello stile di vita rappresentano valide soluzioni al problema. Nei casi più gravi la chirurgia bariatrica può risolvere molti problemi.
Il fumo aumenta la pressione arteriosa e le patologie cardio-vascolari quali infarto cardiaco, ictus cerebrale e arteriopatia periferica oltreché di broncopneumopatia cronica ostruttiva e di patologie tumorali.
C’è un rapporto diretto tra fumo e aumento della pressione arteriosa: l’effetto ipertensivo di una singola sigaretta si prolunga per oltre 15 minuti. Inoltre, il fumo contribuisce direttamente alla genesi e alla progressione dell’aterosclerosi. È pertanto fondamentale smettere di fumare: come?
Rinunciare al fumo non è facile, ma ci sono molti metodi per provare a liberarsi da una dipendenza estremamente nociva. Il primo passo è comprendere che fumare non è un piacere ma una necessità sia comportamentale che una vera dipendenza farmacologica (tossicodipendenza di fatto) dalla nicotina. È utile chiedere aiuto a centri specialistici antifumo, che possono offrire supporto pratico, psicologico, farmacologico di dimostrata efficacia.
Molti pazienti con diabete mellito (soprattutto di tipo 2 o dell'adulto/obeso che è il più comune) hanno valori pressori inappropriatamente elevati (cioè da 130/80 mmHg in su) e/o ipertensione arteriosa (da 140/90 mmHg in su). Nel diabetico il vero killer è proprio l'ipertensione arteriosa. Nel contesto del dismetabolismo glicidico una pressione arteriosa elevata devasta i tubi arteriosi sia grandi (aterosclerosi) che piccoli (danno del microcircolo). Ne consegue che anche valori pressori modestamente elevati possono nel diabetico fare un danno enorme con conseguenze molto serie tra cui l'ictus, l'arteriopatia obliterante periferica, il piede diabetico, la cardiopatia ischemica, lo scompenso cardiaco ma anche la retinopatia. A livello del rene diabete e pressione elevata possono portare a rapida perdita in pochi anni della funzione renale e sono oggi le cause principali della necessità di dialisi o trapianto renale. In nessun altro paziente è più importante mantenere la pressione arteriosa bassa e comunque sempre sotto a 140/85 mmHg (se pressione domiciliare, sempre sotto a 135/80 mmHg) ma purtroppo nella realtà clinica molti medici, troppo presi dalla specialistica, si focalizzano principalmente o addirittura esclusivamente sulle glicemie e non misurano la pressione arteriosa e non la monitorano come dovrebbero (spesso con la complicità del paziente diabetico stesso che è particolarmente “resistente” alle modificazioni dello stile di vita e ad altre misure preventive) con conseguenze che nel giro di qualche anno non tardano a farsi pesantemente sentire. Da ricordare inoltre che sostanzialmente tutti i diabetici, a prescindere dai valori di colesterolemia, dovrebbero anche assumere una statina in prevenzione primaria.
L’insorgenza dell’ipertensione arteriosa nelle donne è spesso riscontrata nel periodo della menopausa. La ragione per cui tale fenomeno si verifica è per lo più da riferire al frequente incremento ponderale che si verifica nel corso degli anni, unitamente a fisiologiche alterazioni ormonali e della distribuzione del tessuto adiposo. Risulta pertanto fondamentale intervenire sulla dieta ed incentivare un calo di peso corporeo. Si sottolinea come la terapia ormonale sostitutiva vada scelta con cura nella tipologia e nei dosaggi in quanto in alcuni casi può contribuire all’insorgenza di ipertensione arteriosa.
Soggetti di sesso maschile affetti da ipertensione arteriosa e altre malattie cardio-vascolari nel corso della propria vita possono presentare il disturbo della funzione erettile come manifestazione del danno del microcircolo, determinato dagli stessi fattori di rischio cardiovascolare. È importante sottolineare che, una volta escluse altre note e principali cause, i farmaci ad azione antipertensiva associati a terapia con statina svolgono un’azione positiva. Alcuni farmaci oggi di quarta scelta, in particolare con farmaci quali agonisti alfa-2 adrenergici centrali (clonidina), beta-bloccanti più datati non selettivi come il carvedilolo o il sotalolo o alcuni più datati come come l’atenololo e il metoprololo, dosi pieni di tiazidici e anti-aldosteronici (quest’ultimo per calo della libido), possa riscontrarsi disfunzione erettile, tantopiù se esistono fattori predisponenti. Tra i beta-bloccanti, il nebivololo non risulta associato a disfunzione erettile.
Se la pressione arteriosa è adeguatamente controllata dalla terapia, non va temuto l’incremento pressorio correlato all’attività sessuale. Possono inoltre essere assunti farmaci per aiutare la funzione erettile (tadalafil, sildenafil) ad eccezione dei casi in un cui si assumano farmaci appartenenti alla classe dei nitrati (orali o transdermici), indicati per cardiopatia ischemica cronica. L’associazione può causare severa ipotensione e va assolutamente evitata.
Un regolare riposo notturno è fondamentale per la salute psico-fisica dell’organismo. Dovrebbe essere sempre garantita una durata media di sonno compresa tra le 6-8 ore, e un sonno di qualità. Un sonno di breve durata e di scarsa qualità può contribuire all’ipertensione arteriosa e all’aumento del peso corporeo. Se al mattino si sperimenta cefalea, secchezza delle fauci, sonnolenza diurna con facile addormentamento nello svolgere le attività quotidiane (leggendo un libro, davanti alla televisione, in auto) e durante la notte sono testimoniate pause del respiro con risvegli improvvisi, senso di fame d’aria o tachicardia è fondamentale escludere che non ci sia alla base un problema di apnee ostruttive del sonno. La sindrome, nota come OSAS, è una importante causa di ipertensione arteriosa e di eventi cardiovascolari, quali l’ictus. Per la diagnosi è necessario eseguire un monitoraggio cardio-respiratorio notturno o polisonnografia presso centri specializzati, al fine di attuare un trattamento efficace.
L’epistassi (sanguinamento dal naso anche detta rinorragia) è una comune problematica che talvolta può essere seria e causare notevole emorragia specie quando di origine posteriore. In generale (oltre il 90% dei casi) le epistassi si originano dai vasi venosi (a bassa pressione sanguigna) della mucosa delle fosse nasali e non da quelli arteriosi (ad alta pressione) quindi, eccetto rari casi specifici, l’ipertensione arteriosa NON causa l’epistassi. Però quando un paziente adulto si reca al pronto soccorso per persistente sanguinamento dal naso, la misurazione routinaria della pressione arteriosa può mostrare valori elevati o anche molto elevati meritevoli della definizione di “crisi ipertensiva”. L’aumento dei valori pressori è quasi sempre la CONSEGUENZA dello stato di allarme e del disagio dell’ansia causati dal sanguinamento. Questa condizione acuta “stressante” attiva il sistema nervoso simpatico il quale spesso non fa altro che versare “benzina sul fuoco” ovvero catecolamine che a livello sistemico determinano un aumento pressorio anche nel normoteso ma che hanno anche maggior effetto nell’iperteso. Spesso infatti un paziente non sa di essere iperteso e magari lo scopre in condizioni come queste. Viceversa altre volte il paziente sa di essere iperteso e magari assume anche farmaci per la riduzione della pressione ma almeno i due terzi di chi assume farmaci per la pressione non ha una pressione “normalizzata” e ogni qualvolta che vi siano condizioni sovrapposte (come l’epistassi, stress acuti o sbacuti di vari origine, mancanza di sonno, eccessi alimentari ecc.) la pressione fa un ulteriore balzo in alto presentandosi anche come “crisi ipertensiva.
È ben noto come l’ambiente di montagna possa predisporre all’innalzamento dei valori pressori per varie ragioni. In primis, sopra i 2000 m si riscontra una riduzione della pressione parziale di ossigeno dell’aria, che in aggiunta alla presenza di basse temperature e ad una abbondante alimentazione spesso ricca di sale favoriscono un aumento indesiderato della pressione arteriosa. Al contempo la montagna è un luogo di villeggiatura ottimale per incentivare l’attività fisica aerobica nella natura. Si sottolinea pertanto come ai soggetti che soffrono di ipertensione arteriosa non sia francamente controindicato la frequentazione dell’alta montagna a patto che sia regolarmente assunta una terapia farmacologica che si sia già dimostrata efficace e che si seguano le consuete raccomandazioni sulla dieta.
La La fibrillazione atriale è la più comune aritmia ed è quasi sempre preceduta da anni di ipertensione arteriosa non nota o non trattata adeguatamente. Identificare le persone affette da ipertensione arteriosa (anche di quella mascherata o solo notturna) e normalizzare i valori pressori con la terapia farmacologica sono i più efficaci provvedimenti per prevenire la fibrillazione atriale o facilitarne la non ricomparsa.
Per quanto l’ipertensione (quella cosidetta “essenziale”) sia molto comune e spesso ben gestita dal medico curante, ci si può rivolgere a centri specializzati per lo studio e la terapia dell’ipertensione arteriosa per impostare le corrette indagini, una corretta terapia (spesso in combinazione “fisiopatologicamente” corretta) e per seguire il problema clinico nel tempo.
Il contributo degli specialisti del Centro di Riferimento permette anche di gestire le forme di ipertensione “resistente” al trattamento e anche di identificare forme meno comuni di ipertensione secondaria ad altre cause e a iniziare una terapia adatta ai vari casi.
Il “Centro Ipertensione Arteriosa e Malattie Cardiovascolari” di Ancona è il Centro di Riferimento della Regione Marche per l’ipertensione arteriosa. Inoltre il nostro Centro è riconosciuto dalla European Society of Hypertension (ESH) come “Excellence Centre”.
Il Centro afferisce alla Clinica di Medicina Interna e Geriatria (Università Politecnica delle Marche, reparto presso l'ospedale Sestilli-INRCA mentre il Centro è agli “Ospedale Riuniti” di Ancona). Si può accedere al Centro con l’impegnativa del medico curante (visita specialistica internistica o cardiologica per ipertensione arteriosa o dislipidemia) tramite il CUP (tel 800098798) specificando che la visita dovrà essere eseguita presso il Centro Ipertensione di Ancona, Presidio Lancisi Ospedali Riuniti di Torrette. In alternativa, ci si può rivolgere anche allo 0715964596 qualora la problematica sia particolarmente urgente o severa.
Presso il nostro Centro effettuiamo diagnosi di ipertensione arteriosa essenziale e delle forme meno comuni di ipertensione arteriosa secondaria tra cui il non raro iperaldosteronismo primario. Il paziente viene preso in carico nella sua globalità, con focus sul rischio cardiovascolare. Ci occupiamo inoltre della gestione di forme di ipertensione arteriosa resistenti a terapia medica, selezionando i casi meritevoli di denervazione renale presso i nostri centri di riferimento. Anche l’identificazione di comuni quadri di ipertensione notturna e ipotensione ortostatica dell’anziano con la loro adeguata terapia fanno parte delle attività cliniche del Centro. I pazienti sono quindi seguiti periodicamente in follow-up, al fine di verificare il controllo nel tempo dei fattori di rischio cardiovascolari tra cui in particolare la gestione dei livelli di colesterolo con la terapia farmacologica per mantenere nel tempo bassi livelli protettivi anche i più difficili da raggiungere.
Prenotazione tramite CUP (800.098798): Visita presso “Centro ipertensione e dislipidemie” dal lunedì al giovedì c/o Azienda Ospedali Riuniti di Ancona piano -1, il venerdì presso l’INRCA di Ancona ingresso 8 A
Con impegnativa con la dicitura “Visita specialistica di medicina interna”.
È possibile accedere ai nostri ambulatori anche tramite richiesta del Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Ancona e l’accettazione geriatrica dell’INRCA di Ancona.
L’esame clinico include la misurazione ripetuta della pressione arteriosa con apparecchio automatico bi-brachiale simultaneo professionale. Nei casi sospetti di ipotensione ortostatica, viene effettuata anche la misurazione pressoria in clino e poi ortostatismo. Viene effettuato il calcolo del rischio cardiovascolare sulla scorta dell’anamnesi raccolta e dei dati laboratoristici in possesso, rilasciando una refertazione specifica tramite nostra app HUMTELEMED.
Alla prima visita è indispensabile presentarsi almeno con un dosaggio recente della creatininemia e della potassiemia, esami senza i quali risulta impossibile sia inquadrare il paziente sia prescrivere terapia antiipertensiva appropriata.
Esami di laboratorio più completi portare in visione o che verranno richiesti includono: Emocromo, creatinina, sodio, potassio, urea, glicemia, AST, ALT, CPK, colesterolo totale, HDL, trigliceridi, Apo B, Lp(a), NTproBNP, esame chimico-fisico delle urine, microalbuminuria
*Diario pressorio domiciliare: riportare le misurazioni effettuate con apparecchio automatico da braccio esclusivamente in condizioni di calma e benessere dopo 5 minuti in posizione seduta; effettuare 3 rilevazioni distanziate di 1-2 minuti riportando per iscritto la terza misurazione.
*Documentazione sanitaria personale: Storico dei referti di tutte le precedenti valutazioni specialistiche e ricoveri
Una volta valutato il caso potrebbero essere richiesti ulteriori esami biochimici di approfondimento (renina diretta e aldosterone in ortostatismo, metanefrine/catecolamine urinarie sulle urine delle 24 ore) o esami strumentali appropriati (elettrocardiogramma, monitoraggio della pressione delle 24 ore, ecocardiogramma, eco-color-doppler dei tronchi sovraortici, eco-color-doppler arterioso degli arti inferiori, ecocolordoppler delle arterie renali, TC cardio per calcium-score, coronaroTC, polisonnografia).
Nella grande maggioranza dei casi l’ipertensione arteriosa è di tipo “essenziale”, ovvero non presenta una causa correggibile essendo frutto dell’interazione tra comuni varianti geniche e ambientali. In una più bassa percentuale di casi stimata essere almeno un 5% di tutti i casi, l’ipertensione arteriosa è di tipo secondario, ovvero determinata soprattutto od esclusivamente da un’altra condizione identificabile. Una corretta diagnosi e conseguente trattamento può portare anche alla guarigione definitiva del problema pressorio (ipertensione nefro-vascolare, adenoma surrenalico aldosterone secernente, feocromocitoma, coartazione aortica).
Alcune caratteristiche di esordio dell’ipertensione possono porre il sospetto di una forma secondaria: un esordio in età giovanile (soprattutto donne) con valori particolarmente elevati, ipertensione accelerata o maligna, (ipertensione nefro-vascolare) oppure la resistenza “vera” a una triplice terapia farmacologica che includa un diuretico con valori pressori che rimangono elevati nonostante l’aderenza al trattamento. Dall’anamnesi personale una storia familiare di nefropatia (rene policistico), la presenza nel soggetto di malattie renali, infezioni delle vie urinarie, ematuria (ipertensione nefro-parenchimale), l’assunzione di farmaci o sostanze ipertensivanti (contraccettivi orali, abuso di liquirizia, vasocostrittori nasali, cocaina, anfetamine, FANS, corticosteroidi) potrebbe aumentare il sospetto.
È una comune variante di ipertensione arteriosa, che si stima possa interessare il 10% di tutti i soggetti ipertesi. Si caratterizza per il fatto di non manifestarsi clinicamente durante l’esame clinico, in quanto la rilevazione pressoria risulta nei limiti di norma, ma si rilevano comunque segni clinici o subclinici di danno d’organo da ipertensione arteriosa (ipertrofia ventricolare sinistra, aumento della creatinina, microalbuminuria o ispessimento/placca vascolare). La diagnosi si basa sull’esecuzione di un monitoraggio pressorio delle 24 ore e/o monitoraggio domiciliare con automisurazione. L’ipertensione mascherata va quindi SMASCHERATA!!
L'ipertensione arteriosa è la causa più importante e più comune di ictus e di demenza. Si rischia di avere un ictus anche con valori pressori "alti" sebbene ancora "nella norma" ovvero quei valori sotto a 140/90 mmHg.Più la pressione arteriosa si avvicina all'ipertensione vera e propria e più si rischia. La Prevenzione (sostanzialmente con una corretta alimentazione) deve iniziare molto presto.
Si parla di ipertensione arteriosa resitente al trattamento quando i valori pressori non scendano sotto 140/90 mmHg nonstante almeno 3 farmaci a dosaggio adeguato di cui uno sia un diuretico.Sebbene molti casi siano poi risolvibili con aggiunta di altri farmaci (tra cui anti aldosteronici a basso dosaggio) oppure siano classificabili come ipertensione secondarie o scarsa complianceall'assunzione di farmaci, le forme che permangono resistenti (non comuni) possono beneficiare dalla denervazione renale.La denervazione renale viene eseguita tramite catetere da introdurre per via arteriosa in entrambe le arterie renali.Sia l'ESC che l'ESH che la SIIA hanno pubblicato documenti in cui viene supportato l'utilizzo della denervazione renale via catetere arterioso per il trattamento dell'ipertensione resistente in associazione alla terapia farmacologica.Giovedì 7 novembre 2013 è stato eseguito il primo caso di denervazione renale presso Centro Ipertensione Arteriosa e Malattie Cardiovascolari in collaborazione con la Radiologia Interventistica degli Ospedali Riuniti di Ancona.Nell'immagine radiografica è visibile il catetere EnligHTN della St. Jude Medical a cestello inserito nell'arteria renale sinistra (previa visualizzazione della stessa con mezzo di contrasto e incannulamento) nel momento stesso della denervazione in paziente con ipertensione arteriosa resistente al trattamento con 5 farmaci a dosaggio pieno.
Le informazioni di questo sito sono rivolte ai medici, ai pazienti e agli studenti con il fine di facilitare la diffusione delle informazioni sull'ipertensione arteriosa, il killer numero uno del pianeta. Il sito offre anche utili indicazione su come i pazienti possono accedere alle visite mediche e alle indagini diagnostiche offerte dal nostro Centro. Ogni consiglio medico riportato nel sito deve essere ritenuto di carattere generale e ogni paziente deve rivolgersi al proprio medico di medicina generale (medico di famiglia) o comunque al proprio medico di fiducia per gestire i problemi di salute. Si sconsiglia vivamente di fare la "medicina fai da te" o quella del “passaparola” nemmeno quando sia sulla base di corrette informazioni reperibili in questo sito. Si sconsiglia inoltre vivamente di affidarsi a quelle “cure” che cure non sono (omeopatia in primis in quanto di dimostrata inutilità) in quanto, oltre a spendere inutilmente soldi, si lascerebbe incontrollato il danno fatto dalla pressione elevata e dagli altri fattori di rischio cardiovascolari.Alcune foto presenti sul sito sono state prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori sono contrari alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.